Finiva l’estate del 2006 e tornai ad incontrarmi più spesso con Luna. Lei raggiungeva spesso Roma perché qui viveva l’amore che aveva conosciuto nell’agosto in vacanza ad Ibiza. Dal tempo in cui tre anni fa lasciai la sua terra non avemmo più modo di raccontarci di noi. Così, arrivò nella città eterna accompagnata dalle favole di Bambaren:“per essere felici basta ascoltare il cielo”, mi disse.
Sorrisi e rammentai il nostro primo incontro. La conobbi ad Eureka, una palestra dove si praticano arti orientali. Noi seguivamo la disciplina del “Tai-Chi Chuan”.
Lei, fra tutti, era la più indisciplinata del corso. Cinica, scettica e incurante dei suggerimenti e delle regole dettate dal maestro KenRyu. La puntualità e la pratica zazen erano assolutamente da evitare per lei; la posizione del fior di loto scomoda e insopportabile.
Tuttavia, si divertiva a muovere ad onda i muscoli dell’addome per bearsi dei benefici fisici di quella danza. Ma che il tai-chi portasse benessere anche alla mente tramite la meditazione dinamica era per lei insostenibile, inspiegabile, irrazionale.
Non percepiva ancora che quella danza aveva concepito la nostra amicizia e che il miracolo era l’esserci incontrate: Luna, Fiorella, Caterina ed io.
Successivamente, le strade ci hanno condotto altrove tra Milano, Roma e Bari, ma nessuna ha piu’ paura di rimanere sola. Ognuna sente i momenti di illusione, di gioia e di tristezza dell’altra.
Ci avviciniamo all’estate del 2007 e Luna mi racconta dei miracoli che accompagnano il nostro quotidiano e dei mondi magici e fantastici da scoprire. Mi racconta di notti trapunte di stelle e di quella più luminosa che aveva ammirato ad Ibiza e che finalmente aveva toccato al semplice allungarsi della sua mano incantata.
E mi ammonisce ma per farlo a se stessa “lotta per proteggere i miracoli del nostro quotidiano, difendi i limpidi pensieri dalla vanità della nostra mente e dalla resa del cuore”.
Marica di Camillo